E produsse I Lombardi alla prima crociata.
La critica romantica sosteneva che il tempo del poema epico era finito, perché l'epopea ha per base il soprannaturale, il quale è ridicolo in tempi scettici come i nostri. Il Grossi, che avea voluto ringiovanire il fantastico del Medio evo e renderlo accettabile nel secolo XIX, entra in gara col Tasso e studiasi di dare all'Italia un'altra Gerusalemme, superiore a quella del primo. Vi riapparisce Tancredi, Goffredo, Boemondo, Solimano, gli eroi del Tasso con qualche nome nuovo. Nessuno di essi è sopravvissuto, perché non son personaggi veri, ma schizzi: l'autore si trova a disagio in quel campo eroico, nessuno de' suoi eroi lascia tale impressione che ne fissi l'immagine.
I Lombardi son quasi appena un abbozzo della Gerusalemme. C'è di nuovo il fantastico. Per introdurvelo, - perché secondo il Grossi un poema epico può riuscire solo se c'è il fantastico, ed egli avea quello del Medio evo, - vi sono due personaggi appena accennati dal Tasso, Pietro l'Eremita ed il vescovo Ademaro.
Pietro l'Eremita, l'autore della prima crociata, ora è rinnegato dall'esercito avvilito, e cerca riacquistare fiducia mediante miracoli: la plebe crede a ciò ch'egli dice e torna a rispettarlo.
D'altra parte, i cristiani sono in Antiochia abbattuti, stremati di forze, con un esercito persiano contro, affamati, assetati. Ademaro fa venire un provenzale e questi annunzia che se i cristiani andassero in processione ad una collina, scavando avrebbero trovato la lancia con cui Cristo fu ferito al costato: si va, si trova la lancia, e ciò fa tanta impressione che i cristiani fanno una sortita e vincono.
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