Ma dopo pensano meglio, e si domandano: è veramente quella la lancia? Il provenzale sospettato d'impostura, è arrestato, invoca il giudizio di Dio, la prova del fuoco. Si fa il giudizio, egli traversa la fiamma e n'esce vivo, tutti dicono che egli è santo, cominciano a carezzarlo, e l'avrebbero quasi soffocato a furia di carezze, se Ademaro non lo avesse menato in salvo. Poco dopo morí, non si sa come, forse per effetto della prova del fuoco.
Nel poema dunque manca l'eroico. Il fantastico è qui una macchina seria? No, è qualcosa di grottesco, di ridicolo. Ma l'eroico e il fantastico non è l'importante. Gira, gira, il Grossi ha fatto anche ora una novella, perché la parte eroica e fantastica sono una larghissima cornice, ed il quadro affogato in essa è la novella di Giselda, l'ultima creatura femminile del Grossi.
Ella è una cristiana che ha seguito il fratello. Presa dai musulmani, è messa nel serraglio: lá s'innamora di Saladino. Antiochia è presa; suo zio che ne va in cerca, la trova nel serraglio e la mena seco. Ma la dolce prigione le piaceva, si duole di dover accompagnare lo zio, fugge con un ebreo, e seguíta sempre dallo zio, va a raggiungere il principe. Obliando il pudore, si gitta nelle sue braccia. Ma egli è ferito, si affrettano per ricoverarsi in Damiata. Però il giovane sente mancarsi le forze, entra in una grotta, la febbre si manifesta, sta per morire. Giselda pensa: se muore, andrá all'inferno. Posso battezzarlo? Tentenna un pezzo tra il sí e il no, infine esce risoluta e va attingere acqua, torna e lo trova morto.
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