Nella innocenza o semplicitá della vita sono colte dall'amore che all'improvviso, come un ladro, s'intromette nel loro cuore. Allora nasce una collisione, che finisce con la morte confortata dalle consuetudini religiose cristiane. Questa è la fisonomia comune a tutte, è il loro comune ideale; per cui vedete in esse, piú che creature obbiettive, i riflessi della mente del poeta.
Il Grossi si può chiamare poeta delle donne, eppure nessuna di esse sopravvive. Di Manzoni avete Ermengarda, Lucia; le donne del Grossi son giá tutte cadute in oblio. E perché? Dire che il Grossi è artista mediocre, che quelle creature son troppo uniformi, che i colori sono sbiaditi, è un dire generalitá.
Ora vogliamo vedere proprio la malattia di quelle donne, che le fa morire alla posteritá.
È ciò che in astratto chiamasi il femminile, il quale è la base del Romanticismo, è la sua espressione naturale, perché la donna ha l'animo piú aperto alla fede, alla tenerezza, alla rassegnazione, alla preghiera, al perdono, tutte qualitá che si collegano col mondo romantico fantastico e sentimentale. Questo è il segreto perché i protagonisti del Grossi sien tutte donne.
E che cosa è il femminile? Quanto al sentimento, è una bontá e dolcezza portata fino alla tenerezza, alle lagrime, agli svenimenti: è il sentimento che nella sua esagerazione diviene sentimentalismo: nel carattere non la forza di operare e di resistere, ma la forza della rassegnazione, la preghiera, il perdono. Quanto all'intelligenza, è l'incapacitá di rendersi conto degli elementi reali della vita, una vita d'immaginazione che facilmente dá nel fantastico e nel mistico.
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