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      Ora vediamo questo femminile come può svilupparsi, divenire artistico. Se lo guardate nel Medio evo, lá non rimane un ideale puro e stabile, scende nella vita, perché la vita è ricca e potente.
      Avete Beatrice, Laura, esseri lirici; ma quando quell'ideale diviene dramma, racconto, scendendo nella vita, avete Francesca da Rimini, Abelardo ed Eloisa, Adelaide e Comingio. Nasce la collisione, e senza di questa le qualitá sí dell'uomo che della donna rimangono astratte. La collisione è il contrasto con la vita, e fa risuonare tutte le corde dell'essere. Nel Medio evo questa vita è ricca, espansiva, drammatica, potete fare un dramma, un racconto di Abelardo ed Eloisa, di Adelaide e Comingio. Ma che diviene in Tommaso Grossi? Diviene difetto di calore. Se dovessimo definirli con vocaboli della moderna medicina, diremmo che quelli sono esseri linfatici, freddi: senza forza di combattere contro l'esistenza o di assorbirla, di farla loro. Il femminile in Tommaso Grossi è l'impotenza di amare, l'incapacitá di vivere.
      Se prendete un uomo e lo trasportate su di un'alta montagna dove l'ossigeno è molto puro, vi accorgete che gli manca il fiato; l'aria lá è piú forte dei suoi organi. Per le donne di Grossi la vita terrena è un'aria sottile in cui non possono vivere, appena penetra nel loro essere: il loro ideale non può espandersi, e, come dice Tasso:
     
      ritorna indietro a rintronar nel core,
     
      rimane un'esistenza monotona, una vita che non è successione, ma ripetizione.
      Capite ora qual'è la malattia.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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