L'amore che non si può sviluppare in esse, che alcune respingono come peccato, rimane un tarlo, una consunzione interna, una malattia mortale, che all'ultimo diviene malattia del corpo - la tisi.
È quello del Grossi, se possiamo dir cosí, il mondo delle donne consunte.
La consunzione, questa nuova poesia della tisi, venuta su in tempi in cui erano uomini che avevano forza di reagire contro gli ostacoli, e cospiravano, fremevano, imprecavano contro i despoti, ed uomini abbattuti che si volgevano al cielo, non è per altro cosa nuova in Italia, non è un trovato di Tommaso Grossi.
Giá in Francia si avea l'Atala di Chateaubriand, le Lamentazioni di Lamartine; in Germania rimonta fino al Werther, alle poesie liriche di Schiller: ricordate la Morte degl'ideali, una delle piú belle sue creazioni poetiche. E in Italia la trovate in Jacopo Ortis, e capite perché questo libro ebbe tanta voga: era la moda delle donne pallide e sentimentali. Ortis, uomo, non menava la vita fra i delirii, gli svenimenti e i fantasmi, ma in mezzo a ragionamenti interrotti qua e lá da sentimenti esagerati, che son la vita d'un uomo giá risoluto ad uccidersi, e che dopo tanti andirivieni, non di fatti ma d'idee nella sua testa, si persuade della necessitá della morte, e s'uccide. È il suicidio in permanenza. Il romanzo stanca, nonostante la ricchezza di contenuto e la parte politica, perché è la ripetizione della stessa situazione, perché tutto quello che può essere un concetto lirico, può essere la base di una canzone, d'una romanza, non d'un romanzo.
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