Se volete che ella diventi poetica, dovete rappresentare tutto questo affetto terreno che la invade. L'autore è piú scrupoloso del Tasso, che pure nel suo poema religioso ha messo Armida ed Erminia. Qui tutto è appena accennato. Grossi teme contaminare quel suo poema serio con accenti profani, Giselda non ha nemmeno le qualitá liriche di Erminia, è una leggera apparizione che non lascia traccia nel lettore: infatti, fra tutte le creature del Grossi, è stata la piú profondamente dimenticata.
Il torto del Grossi è di aver voluto dar vita a quelle donne la cui vita è un punto solo, il momento in cui muoiono, come fiori che, appena sbocciati2, quasi la luce vincesse il loro fragile tessuto, appassiscono e muoiono; che rimangono nella semplicitá del loro ideale: ha voluto di ciò che può essere una romanza fare un canto, ha diluita la materia d'una novella in un romanzo.
Il romanzo del Grossi, in fondo, è una novella, e la novella, in fondo, è una romanza.
Se Grossi è una caricatura di Manzoni, Giulio Carcano, suo erede di spirito, è una caricatura del Grossi; è l'esagerazione della sua esagerazione. L'ambiente era lo stesso, le creature consunte erano in moda. Muoiono consunte anche Nunziata, Ida della Torre, Virginia, Angiola Maria: non ci fermeremo sugli altri lavori minori del Carcano, che sono degli schizzi. Quello che annunzia nuove tendenze ed è piú legato coi tempi è la Nunziata. È una giovane contadina, nel fiore della salute, che menata in una fabbrica industriale, vi si ammala; il capo degli industrianti insidia al suo onore, ma un contadino innamorato di lei la salva, e, quando cerca di sposarla, Nunziata si trova presa dalla tisi.
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