Ma invece finisce con le generalitá di quelle creature rose come da un tarlo, che erano in moda.
L'Angiola Maria è una novella che per estensione può chiamarsi un romanzo.
In un villaggio c'è una piazza innanzi alla chiesa. È giorno di festa. I contadini a crocchi vengono alla messa, e avanti ad essi passano ragazze spigliate, vestite alla foggia pittoresca delle contadine de' paesetti. Tutto ciò è bello, si vede Carcano scostarsi dal Medio evo e avvicinarsi alla vita reale.
Tra le fanciulle c'è una pallida, vestita a bruno; comparisce giá tisica, è Angiola Maria. In chiesa è un predicatore che con voce commossa parla de' mali della terra, della preghiera, della provvidenza, della sommissione a' voleri divini; e vi accorgete che in mezzo a quelle idee comuni c'è qualche cosa di serio che viene dal cuore, sentite una mano che trema, delle lagrime che spuntano negli occhi. Sotto il predicatore è l'uomo, quell'uomo ha perduto suo padre: è il fratello di Angiola Maria, il vice-curato.
La scena è sul lago di Como. C'è una villa che appartiene ad un ricco inglese. Suo figlio, Arnoldo, giá sciupato a venti anni da' piaceri, preso dallo spleen va nella chiesa. Si commuove, vuol conoscere il vice-curato, conosce anche Angiola Maria e se ne innamora. Ella non ne sa nulla, l'inglese la presenta alle sorelle che la ricevono in casa loro come una compagna, al padre.
La villeggiatura finisce, la ricca famiglia passa l'inverno a Milano. Uno stordito inglese un giorno dice al giovane: sapete, in Inghilterra vi aspetta la vostra bella cugina.
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