Il difetto del lavoro č la mancanza di collisione. La giovane ha la madre, una mater dolorosa e lacrimosa che muore in un ospedale; il vice-curato muore in carcere, avvolto in un processo misterioso. Entra in una casa a servire, il vecchio padrone insidia al suo onore. Ella fugge, vuol tornare al villaggio, d'inverno, con mille patimenti. Giunta ad un miglio dal villaggio, cade affranta, sviene, ed č allora che l'inglese la salva. Vedete che invece di avere lo sviluppo della tragedia interna tra l'innocenza e l'amore, abbiamo un cumulo di sventure che cade sulla fanciulla, e se dobbiamo stare alla conchiusione, chi nasce povero non deve sollevar mai l'animo al disopra della sua condizione; una di quelle sentenze morali che si appiccano come vien viene e non dicono nulla.
La sventura toglie alla fanciulla la poca forza morale che avea da natura, la rende uno zimbello del fato, Angiola Maria rimane un lamento, un gemito, un'interiezione - una caricatura dell'Ildegonda.
La veritá č che se la natura aveva dato qualitá artistiche a Tommaso Grossi, splendore di verso, movenze musicali, varietá nel fantastico, che rendono tollerabile la lettura di quelle novelle, aveva annegato le qualitá artistiche in Carcano. Egli ha buone tendenze, abborre dal fantastico, cerca la semplicitá e la veritá; ma la sua veritá diventa un'idea fuori della vita, la semplicitá č ariditá. Non guarda nel personaggio per sviluppare i contrasti dell'anima e cavarne situazioni drammatiche; vede la vita liscia liscia, e invece di mettere il personaggio in azione, descrive, aggiungendo alla descrizione osservazioni religiose o morali.
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