Come napoletani, noi avemmo una grande sventura o un tristo onore, perché la rivoluzione del 1793, in Francia cosí brutale e violenta, ebbe il suo riscontro in una reazione piú violenta e brutale, il cui centro fu Napoli, il 99. Improvvisamente fu strozzato un movimento di civiltá elaborato da mezzo secolo precedente, e appena nel ventuno ne comparvero alcuni avanzi, come Rossetti e Cuoco.
Qualche cosa di nuovo cominciò a farsi veramente sentire quando entrò in iscena una generazione piú giovane, quella del 1830. Il cielo s'era un po' rasserenato, la Rivoluzione francese aveva rialzato gli spiriti in Italia, si parlava un po' alto di lega di principi; dopo l'odiato Francesco I veniva Ferdinando II, giovane, pieno il capo di miglioramenti, che dava segno di un nuovo indirizzo politico, prendendo in moglie una principessa di casa Savoia, quasi accennando ad una lega tra la parte settentrionale e la meridionale d'Italia. Non cessò la reazione, ma si temperò, si sopportò di piú la libertá d'insegnamento, il marchese Puoti potè tenere alto il vessillo del progresso letterario; e nuova generazione significando nuova attivitá, questa attivitá trovò sfogo in giornali e riviste come il Progresso, il Museo, gli Annali civili, il Poliorama, l'Omnibus, nelle strenne del Capodanno, delle quali la piú notevole fu l'Iride, diretta da Giuseppe del Re, brav'uomo e bravo patriota, che scontò poi con l'esilio l'amore alla patria. Poi venne la Sirena del Torelli, piú flessibile, piú accomodata ai tempi che seguirono.
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