Oltre i racconti, nell'Iride c'erano in prosa descrizioni di viaggi, di cittá, di persone, di monumenti. Cosí il D'Ayala pubblicò un bel lavoro sulle porte di Castelnuovo; c'è di Michele Quattromani un lavoro sull'antica Napoli in forma piacevole, attribuendosi il racconto allo zio Michele; ma non è che la superficie.
In tutti questi lavori in prosa, lasciando stare quelli puramente letterarii, senza alcun contenuto, come le traduzioni, avete insufficienza di contenuto e forma classica.
Guardiamo le poesie. Appena leggete, vi accorgete d'una distinzione. Da una parte, avete poesie puramente classiche, poiché, per mezzo del Giordani e del Puoti, nelle province meridionali il classicismo della forma aveva grande sviluppo; e poesie ove si accenna ad un nuovo contenuto: le prime eran dette classiche, le altre romantiche.
Fra gli autori della prima specie, i piú colti e accurati per forma erano Giuseppe Campagna, Emidio Cappelli, Maria Giuseppa Guacci, e in ultimo, come transizione all'altra scuola, Saverio Baldacchini.
Qual'è il carattere della prima scuola? - Oggi non lo discuto, narro. - È l'idolatria della bella forma, quella stessa idolatria che, quando sbucciò nel 500, produsse i miracoli di Raffaello e dell'Ariosto. Forma semplice, aleggiante sulla vita e non calata in essa, perché se per poco scende nella realtá, vi trova il brutto, il dolore, lo strazio, e la bellezza sarebbe turbata, la serenitá offuscata dall'elemento drammatico. È l'esclusione del dramma, della collisione, del dolore, del sentimento, del brutto!
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