Se non è dramma, di che natura è questa forma classica? È descrittiva e didascalica, per usare il linguaggio volgare dell'arte. L'autore rimane fuori de' contrasti della vita, dove dovrebbe esprimerne il movimento, s'arresta in sentenze e paragoni e la descrive, dove dovrebbe esporne gli effetti, l'astrae e ne fa concetti; perciò, da una parte, avete descrizione, dall'altra parte, forma didascalica. L'ideale diventa concetto ed astrazione, il reale descrizione.
Questa poteva essere forma naturale in tempi in cui l'uomo non poteva concepire chiaramente e nettamente l'astratto; ma nel secolo XIX è una forma di ritorno, allo stesso modo che nel Manzoni è un ideale di ritorno, e non può interessare i contemporanei, avvezzi a forme piú veloci e piú drammatiche.
Poiché la forma descrittivo-didascalica rappresenta la vita riposata, senza dramma, quale è la parte plastica di essa? Evidentemente un concetto, una sentenza non sono la parte plastica; la quale, per naturale conseguenza della teoria, è la metafora ingrandita nelle proporzioni, divenuta una mitologia. Perciò, quando i romantici facevano guerra alla mitologia, colpivano al cuore la forma classica.
Perché possiate vedere tutto questo con un esempio, vi presenterò qualche poesia, senza avere la pretensione di volere con ciò giudicare definitivamente gli autori. Giuseppe Campagna scrisse due volumi di poesie: ne ho cavato un sonetto. Proprio della forma classica è la generalitá, non scendere a fatti particolari e reali. Che vuole egli rappresentare?
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Manzoni Campagna
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