Il suo stato, a sentirlo, è pieno di tormenti che si sfogano in lamenti, appena interrotti da qualche fuggitiva speranza, la quale comparisce ad un tratto ed è uccisa dal dolore.
Chiunque di voi avesse a trattare quest'argomento, interrogherebbe sé stesso, penetrerebbe ne' misteri del suo cuore, rappresenterebbe quella situazione come egli la concepisce. Il Campagna comincia dal trovare nella natura un paragone che chiarisca una cosa chiara per sé stessa. - Nell'inverno avete visto mai spuntare precocemente un fiore, e poi, appena sbucciato, ucciso dall'impeto del vento? Tal'è la mia vita, dice il Campagna. La vita sua è l'inverno, la speranza è il fiore, il dolore è il vento, e con ciò siamo alla fine della seconda quartina. Viene dopo una specie di dunque: dunque, è una vita che cerca la speranza e non la trova. Vi attendete negli ultimi tre versi un lamento, che rappresenti il suo stato doloroso, ed invece trovate un altro paragone, la sua vita diventata una nave in mare tempestoso. Cosí quella vita è, per dirla con Dante, un volume non squadernato, non è analizzata, ma presa dal difuori in immagini plastiche, senza sentimento. Del resto, sono bei versi, in cui si vede un uomo che aveva studiato molto gli scrittori italiani:
Spesse volte ne' dí brevi ed algenti,
Quando per poco il ciel si rasserena,
Intempestivo fior sorge, ed appenaSorto, l'atterra il furïar de' venti.
Tal nasce speme in mezzo ai miei tormenti.
Non giá di pace, ma di minor pena;
E come nasce, del dolor la pienaL'uccide, ond'io non fo che trar lamenti.
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Campagna Campagna Dante
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