A questo modo si riesce, a questo modo Parzanese ha de' felici momenti innanzi all'infanzia. Vedete qui ora:
Fiorito pargolettoChe su l'ossa degli avi
In pueril trastullo i giorni meni,
Tu vedi aperti i lucidi sereni,
A te spirano intorno aure soavi,
T'offre la terra un amoroso letto.
Bella ti si colora all'intellettoLa dolce primavera.
Non verno pinge a te, non pinge seraLa melodia che ti ragiona in petto;
Però traluce interaDal chiarissimo lume in te cosperso
Quella virtú che rota l'universo.
Non sentite solo la pedantesca rappresentazione di una forma morta, ma anche un certo movimento dell'immaginazione; però tutte quelle frasi classiche rendono la rappresentazione del bambolo un luogo comune.
Nel 1838, credo, un pugno di francesi, chiusi in un forte diruto a Mazagran, assaliti dagli arabi, li sconfissero. Ciò fece grande impressione a Napoli; la Francia allora era uno spauracchio contro i reazionari. La Guacci scrisse una poesia. Vuol dire che, quando i francesi cacciarono d'Algeri il Bey, cominciò colá la civiltá, la barbarie turca cesse il loco alla civiltá cristiana. Bel concetto, e, se il poeta l'intuisse in immagini e tinte locali, ne verrebbe qualcosa di artistico; ma la Guacci non vede che frasi, le quali esprimono solo in modo generale quel concetto. Vi trovate un uscir dal cieco labirinto, frase del Petrarca, vestire unianitade e cortesia, modo di dire molto in voga allora. Se volete vedere una differenza tra il fraseggiare e un vero movimento di poesia, come ce n'è nella Guacci, andate piú in lá, quando, a forza di ricamare a quel modo, le si presenta una immagine speciale, la donna degli Harem fatta libera: una rappresentazione sbiadita finisce con qualche cosa che fa impressione.
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