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      Cosí avreste l'artista che spunta dall'amante, cosí fareste cosa veramente poetica.
      Quando Baldacchini concepiva questa poesia, nella sua mente era l'orma d'un altro uomo, Manzoni; rappresentando Rosaura, c'era l'immagine d'un'altra creatura, Ermengarda. Guai se si lavora avendo nel proprio cervello qualche cosa che esce fuori dalla concezione. Ermengarda è immortale, Rosaura è dimenticata.
      Non ho detto l'ultima parola su Baldacchini. Egli ha fatto un lavoro piú importante, Claudio Vanini o l'artista, dove espone la teoria classica del bello, penetrata però di nuove tendenze. Dovendovene parlare piú tardi, per darvene un'idea vi dirò d'un lavoro analogo di un altro brav'uomo, stato ministro, Giovanni Manna, che concepiva nelle forme piú pure del classicismo. Vuol dire che Napoli è la terra dell'arte, della musica, dell'ingegno, che scende dalle Alpi una filosofia scettica, pericolosa, la quale introduce il culto del brutto: ch'egli spera nel trionfo dell'arte, mercé il connubio del pensiero con la parola. Nella poesia l'Arte è una dea che incontra un'altra, la Filosofia. Stanno insieme quando vedono un mostro, la nuova scuola. La Filosofia si arretra perché il mostro usciva da lei; ma l'Arte lo affronta, lo atterra, lo uccide, e con ciò ha luogo quel desiderato connubio. Or tutta questa mitologia va via nel lavoro del Baldacchini, e ci troviamo innanzi un uomo, Claudio Vanini.
     
      [Roma, 13 e 15 gennaio 1873.]
     
     
     
      VI
     
      LA LETTERATURA A NAPOLI
     
      (Continuazione)
     
      Quinta lezione del prof. Francesco De Sanctis.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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