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      Si può dire che il suo primo apparire come poeta, fu quasi contemporaneo col primo soffrire nell'esperienza della vita. Egli era lá, in carcere, quando, ingannati da false voci di vittoria degl'insorti calabresi, sopravvennero i fratelli Bandiera a dare un pegno al mezzogiorno d'Italia de' sentimenti che nutrivano gl'Italiani del settentrione.
      Venuto il 48, Domenico Mauro, uscito di prigione, fu portato in palma di mano dai compatrioti e, con piú di ottomila voti, mandato alla prima Assemblea costituzionale di Napoli. Giunto qui, divenne l'idolo della gioventú. Umane miserie! Quando vi ebbi parlato l'altra volta del Mauro, qualcuno mi disse che non aveva mai udito il nome di lui. Al 48 invece era l'idolo della gioventú, parlava ardito e forte, e sapete che l'ardimento e la fortezza piacciono ai giovani. Dopo il quindici maggio andò a Cosenza, combatté in quella breve insurrezione presto domata, un suo fratello minore cadde colle armi in mano, un altro fu tratto in carcere ove languí lunghi anni; egli potè a stento scampare mercé l'aiuto di alcuni fidi, e andare in esilio.
      Lo rividi a Torino. Un caffè che tuttora esiste, il caffè della Perla, era il convegno degli emigrati napoletani e siciliani. Mancava la vita reale, lá si viveva in fantasia: gli uomini tanto piú sono accesi nelle discussioni sull'avvenire, quanto piú il presente è triste. E non potrò mai dimenticare quell'uomo che s'infocava nella disputa e, tenacemente convinto delle sue opinioni, credeva impossibile che la veritá non fosse quella.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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