Muore il Puoti, grande avvenimento per Napoli.
Il Campagna era uno de' piú intimi amici del marchese e scrisse un sonetto. Ogni sonetto ha la sua nota fondamentale, il pensiero caratteristico. Il pensiero qui è nell'ultimo verso:
Piango e non canto per gli amici estinti.
Una di quelle formole astratte che allora erano molto in voga, e per la quale il sonetto fu molto applaudito, ciò che vi mostra quale falso gusto dominasse. E mentre dice che non vuol cantare, pure gli sdrucciola giú dalla penna qualche cosa in lode del Puoti. Uno che avesse affetto, in un caso simile troverebbe qualche immagine per esprimere quel carattere, riassumere quella vita. Ora udite:
Con quanto zel de' piú lodati ufficiEi l'incarco portò, con qual disio
Di Pindo ei l'immortal vetta salio,
O Fama, invan tu mi dicesti e dici, ecc.
Lodare per aver portato con zelo gli ufficii dá l'idea d'un impiegato; oltre che il marchese Puoti non salí mai la vetta di Pindo, era nemico della poesia e non fece mai versi. Sono frasi generali messe insieme per fare la quartina, e sotto non c'è nulla.
Muore il Galluppi, altra gloria napoletana, e parlando di lui, il Campagna trova modo di ficcare nel sonetto le sue teorie estetiche e filosofiche; poi finisce:
Ed or, ch'ei spiega al ciel dritto le piume.
Da la terra partendo (ahimé!) si vieneUna favilla dell'eterno lume.
Il povero Galluppi è trasformato in una favilla: generalitá ed astrattezze.
Muore l'astronomo Piazzi, l'illustre siciliano, cosa che produsse anche grande impressione.
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