Eri un'anima addormentata, un angioletto ti ha svegliata, ti ha condotta in questo monastero. - E che c'è fuori? - Nient'altro. - Perché sono scesa dal cielo? - Per amare Dio. - Non potevo amarlo meglio stando vicino a lui? - Vengono domande un po' indiscrete, quantunque ingenue, che mettono in imbarazzo la Badessa.
Di domanda in domanda, Eugenia dice: ho visto nel giardino la fronda ed il fiore, la rondine ed il rondine, ogni cosa ha il suo compagno, e chi è il mio compagno? La Badessa risponde: è un angioletto, quello che ti ha condotta qui e che tu troverai un'altra volta in cielo - . La semplicetta, dice il poeta, crede tutto quel che le dice la Badessa, e questa la conduce nella chiesa e le mostra tante belle immagini di Vergini, col capo coronato di stelle, circondato d'aureola luminosa, con la luna sotto i piedi, con tanti angioletti attorno che si chinano ad esse e le accarezzano. - Vedi tutte quelle fanciulle, dice la Badessa ad Eugenia, tutte son venute dal cielo, vedi come son felici, anche tu sarai cosí.
La fanciulla crede e sogna sempre l'angioletto e la corona di stelle e l'aureola luminosa. Finalmente, una lenta febbre l'investe, viene l'ora della sua morte; mentre le suore piangono, la Badessa è radiante di gioia perché la fanciulla va diritto in cielo. Le suore si dispongono intorno al letto della morente e accompagnano con un canto la sua partenza dal mondo.
Voi ora ricordate il coro che accompagna la morte di Ermengarda. Ma non è qui Ermengarda che sogna il passato, la vita terrena.
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