Come vedete, la storia infernale della madre di Eugenia, la storia terrena di Teresa, sono troppo importanti per servire da semplici accessori di un idillio, perché la semplice ed innocente Eugenia potesse essere il centro del quadro. Perciň queste due storie sono strozzate, vero protagonista rimane Eugenia, ma con quelle due parti estranee ficcate lí a forza, mal colorite, mal disegnate. Veramente interessante qui č la fanciulla, una di quelle immagini serene, celesti, che son prodotte dal primo espandersi d'una immaginazione giovanile. Ed Eugenia rimane talmente impressa nella mente del poeta, che, quando il Monastero č finito, quella immagine non si parte da lui, come avviene se un artista non č contento delle sue creazioni e seguita a maturarle nella sua immaginazione. Il Padula scrisse poi poesie cristiane, sonetti, canzoni, romanze sul Natale e su altri soggetti biblici, e tra questi scritti gli uscí una poesia ch'č capolavoro di grazia e d'ingenuitá. Č la preghiera d'una fanciulla alla Vergine. L'autore non dice chi č questa fanciulla; ma, al sentirla, si indovina che egli aveva innanzi l'Eugenia del Monastero di Sambucina.
L'inno alla Vergine del Manzoni č poesia d'un intelletto adulto che porta nella rappresentazione tutta la sua maturitá. Qui č la preghiera d'una verginella ingenua; i sogni di Eugenia sono trasformati in preghiera:
Peccatrice e poverellaTra gli affanni della vita,
O Maria, vergine bella,
A te corro e chieggo aita:
Con le braccia giunte al pettoM'inginocchio al tuo cospetto.
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