E poi! era nel fiore della sua etá, sitibondo di amore, di quell'amore ch'è ancora senso e voluttá, e parte di questa voluttá la gitta intorno al casto corpo ed all'anima pura di Teresa. Trasportato dalla voluttá, fa troppi paragoni, mette troppi fiori nella novella. Per dirvene una, Eugenia e Teresa riposavano nello stesso letto, Eugenia tutta innocenza, Teresa malinconica nel pensiero del suo amore. Eugenia domanda a Teresa perché non ha il seno come lei, e con la sua manina la carezza, le fa sentire brividi soavi: sotto il tocco della mano della fanciulla, l'immaginazione della donna si sveglia. Tutto questo è profanazione, troppo natura, troppo senso; è il poeta che penetra troppo nella sua concezione.
E poi, non ammetto che quell'ideale si possa rappresentare in ottava rima. Il metro è sbagliato. Fate una lirica come quella bella preghiera, una romanza; ma sentimenti puri, senz'azione, dove tutto è musica, non si possono esprimere nelle ottave. L'autore è tutto ariostesco, pieno di quelle forme, e riproduce tutta la grazia, la mollezza, la voluttá delle ottave dell'Ariosto: né è possibile in quella forma molle e voluttuosa incarnare ciò che di santo e di puro ha quella concezione. Sí che definirei questo lavoro: un pensiero casto e verginale del Paradiso dantesco calato nel riso profano della forma ariostesca; par di essere non in un Paradiso cristiano, ma nel Paradiso maomettano, o ne' giardini di Alcina e di Armida.
Queste immagini del Monastero seguitarono a lavorare nella mente dell'autore: sentiva di non avere bene rappresentate tutte le parti della sua concezione.
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