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      Ed ecco un'ombra nera, un pugnale balena nell'oscuritá indirizzato a Lionetto, e che Antonietta riceve nel suo seno. Il padre di Valentino spira gridando: Maledetto! avevi ucciso tuo padre e tua madre, ora uccidi tua sorella. Valentino fugge, Lionetto lo insegue; ma quegli si precipita nelle onde e sparisce!
      Ora è come quando il sipario sta per calare e gli spettatori s'alzano per andarsene. Ora si comprende la fine. Ma il poemetto non finisce in modo volgare. Lionetto seppellisce il cadavere della fanciulla. Rimane Eugenio, l'innocente angelo del male, il quale, dopo avere un po' guardato quelle scene di orrore, si domanda: Che farò? Sono solo, e Valentino mi ha parlato di Dio come d'un grande nemico nostro. È forse la tempesta che ho visto scatenarsi sulle rupi? È la notte di cui ho tanta paura e che slancia il sole qualche volta fra le nubi, come un cranio insepolto? E conchiude che Dio dev'essere il bandito maggiore d'ogni bandito.
     
      Fors'era un lembo di suo manto biancoLa nebbia che tra gli alberi fuggía
      Sinuosa e lentamente, allor che mancoVeniva la procella e disparía,
      Quando i campi fumavano, e che stancoTaceva il bosco con maninconia:
      Forse che de' banditi Egli è il piú grande,
      E vive solo per deserte lande.
     
      Or che fará Eugenio? L'ultima ottava lascia una stretta al cuore; ma rappresenta assai bene lo stato del giovane.
     
      Come Angiolo ribelle, il qual non guardaNé piú ricorda il cielo ond'è caduto,
      Che ha la ragione ottenebrata e tarda,
      E va col viso in giú prono qual bruto:
      Tal surse Eugenio: incerto si riguarda


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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