Dunque, essi conchiusero, mettiamoci per questa via.
Dopo quel che v'ho detto finora, non ho quasi bisogno di esempi per indicarvi questo preteso progresso. Parlando del Campagna, grande architetto di forme classiche, vi mostrai come dall'Abate Gioacchino giunse al filosofismo; vi dissi che la Guacci introdusse fin l'astronomia ne' suoi versi.
C'era allora un gruppo di giovani studiosi delle cose tedesche, specialmente della filosofia egheliana, l'Aiello, il Florio, il Gatti. Facevano versi, pigliavano la filosofia cruda cruda e la ponevano cruda cruda in versi. Scelgo un sonetto di quello tra essi che possedeva maggior vena poetica, morto molto giovane, con grande rincrescimento de' suoi amici, perché dava assai a sperare. È un concetto giá rappresentato dal Petrarca, anzi divenuto luogo comune del petrarchismo: la donna scala al Creatore.
Guardate in quella chiesa una donna che prega.
Chi avesse ingegno poetico potrebbe rappresentare con molto affetto una vergine che prega e in cui si può vedere la rivelazione del cielo. Dopo averla rappresentata plasticamente, vi sarebbe permesso dire che quella donna vi fa pensare a Dio. Ma che fa Stefano Cusani, il quale ha innanzi Hegel, l'Estetica, la Metafisica, e piglia a trattare il soggetto con idee preconcette? Comincia con la metafora dell'amorosa idea: - sapete che l'idea è stata il luogo comune della Metafisica moderna. L'anima è innamorata dell'idea e questa scende nell'immaginazione e la colora. Ed allora io, dice il poeta, come la luce sospinta dal sole irraggia al di fuori, cerco fuori di me quello che può rendere immagine di quell'idea nella sua estrinsecazione.
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