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      E vedo una fronte prona, in quella fronte trovo l'immagine di Dio, dell'idea. - Cosí la bella immagine della donna, che dovrebbe essere il soggetto, diventa accessorio: ne nasce un sonetto didascalico, che comincia cosí:
     
      Quando la vaga fantasia coloraL'unica forma della bella idea,
      Dell'amorosa idea che m'innamoraL'anima sitibonda e mi ricrea; ecc.
     
      Segue sviluppando la natura dell'idea, e conchiude:
     
      Cerco e la trovo in una fronte pronaChe ne manda l'imagine al pensiero
      Di celeste visibile persona.
     
      La vergine diventa un simbolo, e la persona celeste non è altro che l'amorosa idea. Nel Campagna e nel Gatti trovate molti sonetti di questa forma. Quando giungeremo a Giacomo Leopardi, vedremo la filosofia come si move e che impressione fa nello spirito, perché è divenuta, non suo concetto, ma suo dolore.
      Spirare un certo calore nella marmorea forma, tale da darle movimento senza alterare i puri lineamenti classici, era problema un po' difficile. Vi si rivelano tendenze ispirate da teorie estetiche, non da vero concetto della vita: è quel che chiamo sentimentalismo. Dal quale nascono situazioni molto semplici, perché non si può avere lotta, non la contraddizione del dramma; l'attenzione si ferma su cose che rappresentano la vita prima che entri nella lotta, una vita fanciullesca. E trovate, per esempio, lo sparire della giovinezza, il ritorno d'un vecchio alla patria dopo lunga lontananza, tanti oggetti che formano come l'Arcadia di questa scuola: fiori, rose, viole, preghiere, il fanciullo, la fanciulla specialmente, come simbolo d'una vita che non ha ancora urtato contro la realtá. Sono sentimenti dolci, tranquilli, amabili, elegiaci, gentili, i quali, quando si attribuiscono a pastori e pastorelle, diventano idillio, e qui, quantunque si parli della vita civile, sono un genere idillico d'imitazione, un sentimentalismo idillico, per dirla in breve.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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