Per darvi un'idea di ciò che i classici pensavano de' romantici, citerò alcuni versi d'un uomo di molta coltura, il duca di Ventignano, classico de' piú ostinati, autore della Medea, che fece allora tanto rumore ed è ora dimenticata affatto, spirito in cui era del fiele, ed infatti un certo movimento satirico è tutta la sua originalitá. Egli scrive una satira sul secolo decimonono. Tutto quello che oggi è glorificato come proprio del secolo nostro, ed è chiamato progresso, pel signor duca era aberrazione; e se la prende con la libertá, con la scienza, con la filosofia, «cenci vecchi in forme nuove», coll'aspirazione allo statuto ed al progresso. Viene finalmente, sentenziando e giudicando a suo modo, alla poesia ed alla musica. Perché allora c'era anche musica classica e romantica, si gridava contro la musica italiana, e si preconizzava una musica a piena orchestra che rappresentasse le lotte ed i contrasti della vita. Ed il duca esclama:
E voi, Muse, pur voi gli olimpî alloriFastidite talvolta; e fra' lamenti
De' gufi, delle tombe infra gli orrori,
Temprar vi piace a lugubri concentiL'arpa divina, con funereo stile
Cantando quasi a sbigottir le genti.
E tu stessa, Armonia, tu stessa a vileI prischi modi sí soavi e puri,
Incauta, or tieni: a' dolci affetti ostileDivenisti per ritmi acerbi e duri:
Eco sembri talor degli ululati,
Che i Dèmoni eruttâr da' labri impuri.
Come capite, gli olimpii allori sono la scuola classica: lo scrivere romantico è stile funereo, lugubre concento, ispirato da tombe e da gufi; la musica romantica è ululato di demonii.
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