Ma č evidente che, quando volle mettersi a costruire un edifizio romantico, si lasciň dominare dalle esagerazioni della scuola francese. Ora vedremo i soggetti che tratta, le idee che dominano in essi, e la forma in cui tenta incarnarli.
Oltre un volume di traduzioni, ci č un altro di poesie sue, dico poesie, perché, quantunque vi sieno molte prose, pure il soggetto di queste č sempre poetico.
All'ultimo troviamo de' canti lirici. Che cosa sono? Situazioni violentemente spinte fino al delirio, allo strazio, al mostruoso, al grottesco. Per esempio, avevamo le fanciulle tisiche, la Traviata, Ida, e le altre della scuola lombarda; il De Virgilii ci dá l'etico moribondo. Perduta la sua donna, il dolore consuma quest'uomo, lo consuma fino al delirio; crede avere innanzi la sua amata vivente, sente gli abbracci ed i baci di lei, e questi baci lo menano alla consunzione, lo fanno diventare tisico. Poi č un condannato a morte che, fatta male l'esecuzione, torna in vita e racconta ad un amico le impressioni provate, prima di salire sul palco. Anche qui nella concezione č qualche cosa di nuovo e di strano; da una parte la volgaritá dei soliti riti, la folla, la curiositá degli uni, l'indifferenza degli altri; dall'altra il condannato che trova sentimenti ed immagini in tutto ciň che per gli altri č indifferente, dá nuovo significato a tanti fatti che non destano alcuna impressione sul resto degli uomini.
I poemetti lirici del De Virgilii sono alla Byron, cavati non dal Medio evo, non dai tempi mitologici e classici, ma dal presente, - di che gli si č fatto gran merito.
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