Perciò la storia è ripetizione e progresso insieme, il passaggio da una in altra epoca è passaggio da uno in altro ideale.
Questo è il concetto giusto ed anche originale del De Virgilii. Dapprima Arnoldo vede nella storia continua ripetizione: un ideale che si annunzia e non viene mai. Poi sono circoli storici che si chiudono con la Palingenesi, il regno della pace, della concordia, in cui ogni lotta finisce. Le tre parti sono piene di immensi quadri storici com'egli li concepisce, sono eguali, sembrano ripetizioni dello stesso concetto, e non è vero, perché, ponendo lo stesso, il circolo, il centro, l'ideale cambia.
La Commedia del secolo non appaga l'autore. Il dramma si trasforma in lirica, la narrazione prosaica - perché la Commedia è in prosa - si trasforma in canti lirici: sono quattro sull'Oriente. L'Oriente, di cui sentiamo la presenza nel Medio evo, quando le Mille ed una notte avevano influenza almeno come i romanzi cavallereschi, sparito dopo il risorgimento, ricomparve verso la metá del secolo scorso. Le Lettere persiane di Montesquieu suscitarono grande rumore, le favole e i racconti dell'oriente tornarono in voga e trovarono la prima espressione poetica nel Divano di Goethe, poesia orientale, molle, voluttuosa. Seguirono le Orientali di Victor Hugo, i Viaggi di Lamartine, alcuni racconti di Chateaubriand, che, stato in Oriente, ne riportò viva impressione. Ora vi attendete qualche cosa di simile a queste opere straniere, l'Oriente rivivificato e presentato all'Italia.
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