No, perché l'autore è andato in Oriente portandosi appresso tutto il bagaglio delle sue idee intorno al romanticismo ed alla filosofia della storia, e invece di ritrarre ciò che costituisce il carattere di quella contrada, cerca occasioni di esporre quelle idee. È possibile che un uomo la cui fantasia fosse percossa da tanta novitá di luoghi, di storia, di popolo, cominciasse con astrazioni? L'Egitto pel De Virgilii è il sublime; la Palestina il santo, il religioso, il solenne; la Grecia il bello; l'Asia minore e Costantinopoli il fantastico. Solo questo disegno preconcetto basta ad agghiacciare ogni fantasia; perciò egli innanzi a quella piramide, a quelle rovine, innanzi al sepolcro di Cristo, a pie' di quelle montagne, ciascuna delle quali è una storia, non sente alcuna impressione, e ne piglia occasione di spiegare il sistema filosofico che ha in capo, ora in forma lirica, ora in forma didascalica. Questi quattro canti sono la produzione meno felice del De Virgilii.
Ho esposto, non ho giudicato, se volessi esaminare a parte a parte tutti quegli scritti, chi sa quando finirei. Mi contenterò di determinare la fisonomia generale di quelle poesie ed il difetto essenziale che le condanna all'obblio.
Ricordando le critiche di quel tempo, dico: Dio mio, quanto ci è voluto perché cessassero le questioni inutili che attrassero l'attenzione di parecchie generazioni: si discuteva infatti se questi generi potevano essere detti generi di poesia, ed i classici li condannavano a priori, non essendo essi né epopea, né lirica, né dramma, non appartenendo a nessuno de' generi giá conosciuti.
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