Messo un uomo in questa situazione eccezionale, anche plebeo, anche idiota, è colpito nelle sue facoltá; si sviluppano tutte le sue forze latenti, è eloquente, usa linguaggio passionato, immaginoso, corrispondente alla situazione straordinaria. In noi sono forze che ignoriamo, e ci fa meraviglia apprendere in certi momenti che le possedevamo; e la fantasia deve sviluppare queste forze latenti in un personaggio poetico. Invece qui è il comune ed il volgare nelle impressioni del condannato. Destato dal custode, diventa convulso; innanzi al confessore cerca le parole e non le trova; le idee gli si avviluppano nella mente, ricorda aver veduto una gran folla, ma non si è avveduto dell'ultimo momento. Tutto questo è volgare.
Le Ultime ore di un condannato a morte di Victor Hugo stancano perché la situazione è troppo prolungata, si leggono a pagina a pagina come i sonetti di Petrarca, ma quanti lampi, che immagini! Vi si vede un uomo che ha intorno tutto un popolo, il quale gli fa eco, - perché allora si dibatteva vivacemente la questione della pena di morte - . Primo segno di difetto di fantasia è qui l'ineloquenza in una situazione sí straordinaria e violenta.
Che cosa sono queste prose e poesie? Se mi permettete il paragone, sono una superficie increspata ed agitata; ciascuna di quelle crespe non nasce dalle cavitá della coscienza umana. Se fosse Goethe o Byron, la fantasia di cui vi parlo vi mostrerebbe sotto le crespe l'anima umana da cui erompe. Voi rimanete freddi innanzi alle piú strane situazioni, perché non avete che superficie, non penetrate nello spirito.
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