Questo difetto artistico, questa mancanza di senso artistico, si riflette in ciò che si usa dir forma, nella dizione, nella lingua. Abborrite la forma classica, sta bene; ma, per evitare il solenne ed il maestoso cadete nel plebeo, nel volgare e producete spesso profonda dissonanza tra l'espressione e la situazione, producete la freddezza nel lettore, che trova concetti e forme cosí nuove e violente espresse in modo tanto comune.
Il maggior rimprovero che si possa fare al De Virgilii è che il lettore rimane passivo innanzi alle sue prose ed alle sue poesie. Accetta talora l'abbondanza de' colori, una certa immaginazione, una certa novitá di concetti che pur produce novitá di forme; ma, perché tutto ciò non si concreta, non si determina nell'espressione, nasce la freddezza.
Da che tutto questo? Pasquale De Virgilii è colto, ha viaggiato molto; ma la natura non gli ha dato fantasia di poeta. Di piú, due fatti hanno impedito anche lo sviluppo della facoltá che possedeva. Cervello passivo, le idee piovutegli da fuori non hanno sentito l'impronta sua; in tutto ciò che fa, sembra pallida copia di altri uomini. E poi aveva intorno a sé un ambiente indifferente. Leggendo Byron o Walter Scott, dite: facevano grandi cose perché v'era un'eco intorno ad essi, reciproca azione era fra il poeta e il lettore, sí che operavano l'uno sull'altro. Intorno a Goethe ed a Schiller si muove tutto un popolo nuovo; intorno a Victor Hugo è tutta una gioventú dagli spiriti ardenti. In Napoli era una societá con tendenze classiche predominanti, pochi tendevano al nuovo, ma sí leggeri che applaudivano al De Lauzières, al Malpica, e ignoravano Pasquale De Virgilii.
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