Era passivitá assoluta nell'ambiente. Egli abbandonň la musa; ma venti anni della sua esistenza consumati per nobile scopo, quantunque infruttuosamente, lo raccomandano alla nostra attenzione, al nostro rispetto.
     
      [Roma, 16 e 17 febbraio 1873.]
     
     
     
      XI
     
      PIETRO PAOLO PARZANESE
     
      Undecima lezione del prof. Francesco De Sanctis.
     
      Abbiamo percorsa l'orbita de' nostri poeti meridionali. Vogliamo ora ricapitolare un poco, per poter poi ripigliare il cammino. Abbiamo visto in Napoli due mondi opposti, distinti e pronunziati, classicismo e romanticismo in lotta, e l'ultimo nato non per iniziativa di poeti o di popolo; ma eco di un altro mondo giá sviluppato e fuori d'Italia e nelle altre regioni d'Italia.
      Perciň, come suole avvenire, abbiamo trovato esagerazione, non la realtá e la vita. Il riposo della forma ne' classici nostri diviene immobilitá e quasi periodo accademico; il movimento romantico č spinto fino al delirio, al grottesco, al mostruoso, al concitato. Se poi guardiamo nella lontana Calabria, ci troviamo del pari innanzi non un mondo organico ben formato; ma pieno di reminiscenze, penetrato di scuola lombarda e di Byron che sono due concetti opposti: spesso, contenuto romantico in forma classica, come nell'Abate Gioachino del Campagna, ovvero un contenuto satanico in forma ariostesca, come nel Monastero di Sambucina del Padula; il Mauro č in mezzo ai due generi. Quello che dá maggiore interesse e maggiore originalitá a quelle poesie č l'alito della patria, le impressioni e le tinte della terra calabrese danno ad esse impronta particolare.