La Bibbia giá vi dá indizio del contenuto delle poesie, Virgilio vi dá indizio della chiarezza della sua forma. Piú tardi, penetrato nel villaggio un po' di barlume di altra scuola letteraria, in lui - che prima era stato classico, avendo imparato nel seminario, come forse molti di voi, tante regole e tanti precetti - la prima impressione fu come di un retentissement, direbbero i francesi, una grand'eco della scuola lombarda, di Manzoni, di Grossi e degli altri e, sopra tutto, della natura di quel contenuto. Il quale doveva produrre forte impressione sullo spirito buono e pio del dabben prete. Piú tardi gli giunse d'oltremonti l'eco di Lamartine e di Victor Hugo; ma giá egli si era fabbricato un mondo cosí chiuso, cosí ben limitato che la nuova onda lirica venuta di Francia non poté farvi penetrare nuovi elementi.
Per Pasquale De Virgilii, Victor Hugo č il poeta del Triboulet, della Lucrezia Borgia; pel Parzanese č il poeta nei suoi primi momenti, dei primi tempi della reazione, il poeta della preghiera, degli angioli, della natura spiritualizzata.
Č chiaro che non č Victor Hugo che accomoda Parzanese; ma Parzanese che accomoda il suo poeta al suo mondo. Che prese dalle Armonie di Lamartine? Non quel vago misticismo; ma le aspirazioni verso il cielo, verso le bon Dieu, gl'impeti lirici dell'anima che si stacca dal mondo.
Questa č la storia della coltura di Parzanese, piccola coltura, oltre la quale null'altro č penetrato in lui. Di filosofia non solo č digiuno, ma ripugnante. In quel tempo era in voga una poesia filosofica di cui trovammo esempi nel Campagna, nel Baldacchini, anche nella Guacci; Parzanese rifiutň quella roba come sospetta; rinunciň alla metafisica ed anche alle allegorie, mezzo col quale Goethe, Lamartine, Victor Hugo rappresentavano quel contenuto scientifico.
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