Vediamo dunque un uomo che ha giá il suo mondo e vi si trincera, pigliando di fuori ciò che può accomodare a quel piccolo cerchio, lasciando tutto il resto. I suoi primi lavori furono traduzioni. E che tradusse? L'Apocalisse, il Cantico de' Cantici, che, col Giobbe, sono le parti piú poetiche della Bibbia. Piú tardi, la Preghiera di Victor Hugo, e poi in una Armonia raccoglie tutti i concetti e le idee di una poesia del Lamartine. La traduzione è il primo esercizio con cui uno scrittore lavora alla sua forma, fu anche il primo esercizio di Leopardi. Quando il Parzanese giunge alle poesie originali, il suo mondo non vien fuori a spizzico, a bocconi, ma tutto intero nella prima, perché è sí piccolo, cosí chiuso in sé, come v'ho mostrato. Perciò si può dire che in ciascuna delle sue poesie è tutto il suo mondo, basta leggerne una per conoscere il contenuto che vuole rappresentare.
Qual'è il genere di queste poesie? qual'è la materia? Ci avete armonie, canti, sonetti. E che cosa sono? Che cosa vive in que' canti e in quelle armonie? Posso dirlo subito, in una parola: il mondo di Parzanese è il suo villaggio o, per dir meglio, il villaggio, e potrei fin da ora definirlo il poeta del villaggio.
Ne' poeti calabresi non solo non trovate la grande cittá come Napoli, ma nemmeno il villaggio. Vi si vede un popolo quasi ancora allo stato nomade ed eslege, dotato di forza selvaggia nella quale penetra lentamente uno spirito cristiano; la Sila, il convento della foresta, gli antri de' banditi.
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