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      Mondi piú belli di questo, dove l'anima addormentatasi in terra, va, e di stella in stella giunge in paradiso. E le stelle sono pel popolo ghirlande di fiori; quando l'anima andrá in cielo, le si aggrapperanno intorno e le faranno ghirlanda. Sono i cocchi degli angioli i quali vengono giú di stella in stella e tra nubi decorate, perché anche le nubi rappresentano questo elevarsi dell'anima al cielo.
      La differenza tra questo modo di concepire la natura e il modo come la concepiscono Lamartine e Victor Hugo vi dimostra che Parzanese non riceve delle impressioni esterne se non quelle che può acconciare al suo mondo. Per i due lirici francesi la natura non è via a qualche cosa fuori di lei, è divina in sé stessa. Quel fiore, quel colore, quel raggio di luce, quella voce non è che sotto diverse forme l'espressione dell'uno, di una sola idea. C'è un non so che di mistico e di panteistico, perciò c'è il vero sentimento della natura, perché non è preso, per esempio, un fiore come medium per giungere dal villaggio al cielo; i due poeti lo amano, sentono l'impressione della sua bellezza, del suo profumo. La natura innanzi ad essi si fa valere per sé.
      Parzanese, perché non vede altro valore nella natura che quello di mezzo tra l'immaginazione popolare e la patria divina, ne ha sí poco sentimento che non si contenta del fiore come è in natura, quantunque cosí bello, ne cerca altri piú belli, e non trovandoli in terra, e perché la immaginazione non può crearli, va al fraseggio. Immagina nelle stelle fiori piú belli di quei della terra; ma quando vuoi rappresentarne la bellezza, tutto si risolve in positivo, comparativo e superlativo: i belli sono i fiori della terra, gli altri piú belli e bellissimi; - ciò che non vi presenta nulla di preciso, e mostra gli sforzi infruttuosi del poeta per cercare una natura piú elevata della reale.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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