Leggendo, vi accorgete che scrive un uomo colto, il quale piglia di lá i suoi colori, ma ha la mente rivolta alla classe colta, e cerca far penetrare laggiú un soffio dello spirito moderno conciliato con quelle credenze e con quei sentimenti. In ciň č proprio l'originalitá di Manzoni, ciň lo rende sempre moderno. Béranger, Victor Hugo, Lamartine prendono il colorito da quegli strati sociali, ma non č il poeta che cerca rendersi lui plebe, invece soffia lí entro uno spirito certamente trasformatore.
Parzanese ci dá un mondo chiuso con doppia muraglia cinese, determinato in quelle forme primitive e segregato interamente dal resto. Se tutto ciň fosse artificiale, direi: mettiamo da parte il Parzanese. Eppure, c'č una cosa che rende interessante questo libro, ed č che l'autore č sincero nella sua rappresentazione. Nato nel villaggio, vivuto lě, con Virgilio e la Bibbia, pensa e concepisce con un grado di coltura maggiore di quello di coloro che chiama suoi figliuoli nella sua poesia Il curato. Non si puň dire fondatore di un mondo poetico cavato dalle viscere stesse d'una societá viva, come Manzoni. Egli trova il suo mondo, e, dotato di pietá e d'immaginazione, gli dá nuovi colori. Non lo chiameremo il poeta dei fiori e degli angioli, come lo chiamavano i suoi adulatori. Per esser tale, quantunque ad ogni pagina trovassimo angioli e fiori, ci vuole estasi, entusiasmo, che non si trovano in lui. Nemmeno lo diremo poeta popolare com'č, per certi rispetti, qualcuno della scuola lombarda.
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