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      Tempi brevi e fugaci. Vennero tempi tristi. Che fu allora di Niccola Sole? Patria e libertá non furono piú parole in moda, presto sparirono dalle sue poesie; tornò ad essere poeta di occasione, vagante di tema in tema entro il cerchio della vita ordinaria. Lamartine venne a Napoli per curarvi la sua salute, ed egli dette il benvenuto a Lamartine; morí Giulio Genoino, ed egli fe' un canto funebre pel Genoino; Giuseppe Verdi tornò in Lombardia ed egli accompagnò la partenza con gentile commiato; Federico Castriota, grande avvocato di quel tempo, andato in Potenza, vi pronunziò una celebre arringa, ed il Sole pubblicò una poesia sull'eloquenza.
      L'occasione non è scintilla che animi il poeta, la poesia nata con lei, muore con lei. Il Sole vagò alla ventura, finché al tramonto della sua vita, un anno prima di morire, percossa la sua immaginazione dalle grandi scoperte scientifiche, e sopra tutto da quella del telegrafo elettrico, visto compiersi fatti prima creduti impossibili, come l'unione dell'Europa coll'America per mezzo del filo sottomarino, sciolse il canto del cigno e compose l'ultima sua poesia, Il filo elettrico. Un anno dopo tornò a Senise e vi morí di una malattia, di cui giá aveva sentito le punture qualche tempo prima.
      Questa è l'esposizione abbastanza succinta di ciò ch'è contenuto ne' due volumi di poesie di Niccola Sole. Ho dimenticato una poesia ultima, quasi lenzuolo funebre gittato sul quarantotto, la canzone in morte di Alessandro Poerio, rimasa presso che celata a tutti, e che si può chiamare l'ultima voce del poeta patriota.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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