Da quella forte razza uscirono i forti spiriti che incivilirono il mondo, quelle fantasie produssero Giove, Apollo, Venere, Cupido e tutto l'Olimpo. In que' luoghi ove ora è melma, ove dimora la febbre, sorgeva Metaponto, Eraclea, Locri, Crotone, Elea; qui ebbero vita Milone Crotoniate, Archita, Caronte, Ocello, Orazio; qui erano i portici e gli oracoli e le scuole de' Pitagorici.
Vedete subito che, nel canto al mar Jonio, sono tutte quelle memorie raccolte dal poeta quasi in un mazzo o, come dice lui, in un concento; memorie accoppiate con un doloroso eheu mihi, quantum mutatus ab illo, con un doloroso presente.
Sul proscenio è il mondo italo-greco, come è concepito dal Gioberti; dietro, nello sfondo del quadro, gli uomini ferini prima del Diluvio, che provocarono la collera di Dio, il mar Jonio forse unito a quello che dové bagnare i luoghi ove ora è il Sahara, poi Tirreni e Pelasghi, passaggio della civiltá greco-latina di cui quei luoghi non davano piú vestigio.
Dopo, barbarie, desolazione, morte; Svevi, Normanni, Spagnuoli, il tempo in cui viveva il poeta; - tutto un lungo nefasto periodo, che rese que' luoghi, una volta cosí fiorenti, sedi di febbri. Tra le immagini d'un periodo rozzo, ferino, ed un'elegia, un lamento malinconico; è la risurrezione della Magna Grecia, ispirata dalla contemplazione del mar Jonio.
Mi sbrigherò subito di ciò che ho chiamato sfondo del quadro. Da quelle tenebre antiche che involgono popolazioni selvagge e il Diluvio e Tirreni e Pelasghi, poteva erompere qualche accento sublime; ma tutto ciò è indeterminato e sbiadito innanzi all'immaginazione del poeta.
| |
Giove Apollo Venere Cupido Olimpo Metaponto Eraclea Locri Crotone Elea Milone Crotoniate Archita Caronte Ocello Orazio Pitagorici Jonio Gioberti Diluvio Dio Jonio Sahara Tirreni Pelasghi Svevi Normanni Spagnuoli Magna Grecia Jonio Diluvio Tirreni Pelasghi
|