Nel Limbo le anime degli antichi sapienti sono aggruppate, e che cosa le fa rimanere nella memoria? Il poeta non deve incidere sulla fronte di ogni persona il nome, i caratteri, la vita; se tutto fosse inciso, tutto sarebbe sbiadito. Ma sulla fronte delle piú importanti figure deve imprimere un marchio che le renda immortali. Cosí fra tanti poeti e sapienti non dimenticate il Socrate, l'Aristotile, l'Omero di Dante, non dimenticate colui che sovra gli altri com'aquila vola, né il maestro di color che sanno. In Santa Croce avete lo stesso: Foscolo con pochi versi ha messo un marchio indelebile sulla fronte di alcuni di que' grandi colá raccolti. Ciò manca qui. Che cosa sono le Nereidi, le cortine che pendono innanzi ai tempii, le fiamme che ardono sugli altari? Sono esposizione secca di fatti; cosí si esprime un archeologo, cosí non si esprime il poeta. Ecco perché non rimane altro in noi che la scena immaginata con freschezza e ispirata dalla contemplazione di que' luoghi.
Bisognava pure che dal gruppo si staccasse il protagonista, altrimenti si ha un quadro senza figura.
Il poeta trova una figura gigante in quelle memorie, e potete supporre quale, ricordando le idee del Gioberti. È Pitagora, e se guardate come l'ha dipinto il poeta nella sua esterioritá, c'è quanto basta per porvi innanzi una statua.
Sparso le nivee chiome a l'aura errante,
Negli ampi seni del suo pallio avvolto.
Per queste prode solingo vagava,
Converso a lo stellato etere; ed eraUna lira il creato, un infinito
Ocean di splendori e d'armonia.
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