C'è tutto Pitagora con la sua credenza nella danza delle stelle, lo vedete meditare avvolto nel pallio e indovinare le ignote vie del cielo. Ma lí era la scena e mancava il dramma, qui c'è il vestito, lo scenario, manca la situazione. Non basta rappresentare con ricchi colori l'immagine perché questa sia vivente, bisogna situarla, coglierla nella vita, e la vita è azione.
Modello del Sole, nello scrivere questo canto, è stato il carme a' Sepolcri di Foscolo. Anche Foscolo cerca ricreare Ilio; ma ciò che rende immortali i suoi versi è la situazione, perché non contento di delineare la figura di Cassandra, l'ha messa in azione, l'ha fatta parlare; le ha fatto esprimere sentimenti ed idee di quell'etá passata per sempre: in Cassandra è tutta Ilio.
L'autore qui discorre non fa poesia, e quando dice che Pitagora noverò le vie del cielo, creò la musica, e la musica delle sfere fu il principio da cui uscí l'arte greca, pare abbia messo in versi la prosa di Vincenzo Gioberti.
La poesia non è discorso, non è nemmeno la semplice immagine, è moto, è vita. Chiamare Pitagora astro solingo del paganesimo, martire del pensiero, precursore del cristianesimo, di Tommaso d'Aquino; è astrazione non azione; ragionamento, non poesia.
È che per ricreare il mondo italo-greco non bastava parlare di Nereidi e di Olimpo, di Pitagora e di Metaponto, bisognava essere entrati in tutti i penetrali della scienza. Manca qui l'impressione di seria e profonda coltura. Ne' poeti tedeschi di secondo ordine - lasciando stare i sommi - vedete moversi que' tempi e quelle cose assai piú che nella immaginazione del poeta lucano, perché quella poesia è figlia di una scienza nuova, di un nuovo contenuto ignoto a Niccola Sole.
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