Cosí la poesia è guastata da doppia corrente non intimamente legata con lei, - la macchina, e poi impeti lirici che domandano il loro contenuto immediato e l'autore rende sí generali che non potete appassionarvene.
Volete vedere che sarebbe questa poesia, se l'autore avesse voluto fare un inno alla scienza? Vi sono versi, soli degni di rimanere perché rappresentano in un gruppo l'attivitá straordinaria del nostro secolo. Non quando l'autore fa dell'America una vergine e dell'Europa un'Antiope; ma quando rivela le meraviglie della scienza. L'uomo, l'esule sulla terra,
- Scendi! - ha gridato a la saetta, e mutaDa la discarca nuvola materna
Ai piedi suoi la folgore è caduta.
Ha le pupille immerse oltre la internaRegïon de le nubi, e visitati
Ha gli archi, Iddio, de la tua casa eterna!
Ed i tuoi mondi d'oro ha numeratiSparsi a migliaia per l'azzurro smalto,
E i corrucci degli astri ha profetati.
- Vi aprite! - ha detto a le montagne; ed altoIl suo carro tonò per le profonde
Viscere del granito e del basalto!
Ha detto al foco: - Per lontane spondePortami! - . E il foco obbediente al freno
Rigò fugando le campagne e l'onde!
Ei dell'Istmo Eritreo tenta il terrenoE di due mari esulteran, confuse
L'onde fra poco in un fraterno seno!
Ei nel cor de la Terra il guardo intruse,
Fino a l'intimo foco, e le diverseMetamorfiche etá n'ebbe recluse!
Ei ne l'occhio de l'uom l'occhio converse,
E indisse il sonno: e, suddito modesto,
Visioni e responsi il sonno aperse.
Ed ei disse al Pensier: «Come per questoFrale che alberghi, circola pel mondo
| |
America Europa Antiope Iddio Istmo Eritreo Terra Pensier
|