In Napoli la letteratura era ancora metastasiana.
Mi direte: Dov'era dunque la genialitá meridionale? Bisogna esser vivuto in quei tempi per capire che cosa appassionava le moltitudini, che le faceva fremere. L'Iride era letta da pochi, le gare tra puristi e romantici rimanevano in piccolo cerchio. Ma l'annunzio della Norma o del Barbiere commoveva tutta la cittá: era il tempo glorioso del San Carlo. Dalla poesia arcadica e secentistica uscí la musica, - che ebbe qui la sua culla; - ed allora questa terra era ancora la terra di Paisiello, di Pergolese, di Cimarosa: c'era Zingarelli, c'era Bellini, qui si educò Rossini, qui Donizetti. - Ecco dove era la nostra genialitá! Tutta quella ricchezza di colori e di forme senza contenuto, si esalava per via dell'orchestra. Contentiamoci, perché non è piccola gloria. E chiudendo queste lezioni sulla letteratura meridionale, dirò che la storia della genialitá napoletana non è quella che ho fatta io. La vera storia aspetta ancora il suo uomo, sará un grande lavoro che onorerá il nostro paese, sará la storia della musica, e chi la saprá tracciare, non seguendo le orme di Pier Angiolo Fiorentino che la sminuzzò in articoli da giornale, coprirá di gloria il suo nome.
[Roma, 9 e 10 marzo 1873.]
XIV
NICCOLÒ TOMMASEO
Decimaquarta lezione del prof. Francesco De Sanctis.
Abbiamo visto in mezzo a quale ambiente sorse il mondo manzoniano e come si formò e come poi rapidamente si decompose. Possiamo ora ritrovare i caratteri generali di tutto quel movimento per poterne seguitare la storia.
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