Il soprannaturale che apparisce solenne, con caratteri sublimi in Manzoni, diviene vuoto fantastico; e quell'affetto cosí soave e tenero e pieno d'unzione in lui, diviene sentimentalismo. Le situazioni son spinte allo strano, le fanciulle spinte alla tisi, le Ildegonde al delirio.
Secondo fenomeno č la mutilazione del contenuto, il quale perde la sua ampiezza, la sua serietá, e si riduce a certe proporzioni corrispondenti a quegli strati sociali nei quali c'č ancora un'eco vivente di esso. Che diventa l'Epopea manzoniana? Diventa Gesú bambino, Maria Vergine, angeli, santi. E quali materiali storici vi corrispondono? La fanciulla, la suora, la vergine, l'orfana, il curato, il villaggio, la moltitudine. Quel mondo, uscito dalla coltura, si fa diminutivo, s'impiccolisce, si mette a contatto di quegli strati sociali ne' quali, ripeto, puň trovare ancora eco.
Il terzo fenomeno qual'č? Esagerazione in Tommaso Grossi e nel Carcano, impiccolimento nel Padula, nel Parzanese e in tutti quei fattori d'inni a San Luigi Gonzaga, a Sant'Ambrogio, alla Madonna, ecc. - ciň che si chiama letteratura popolare. Viene l'ultimo segno della decomposizione, il contenuto che prima era sostanza, diviene fraseggio convenzionale, maniera, colorito, accessorio del quadro, un puro gioco di forme senza serietá interna. Se guardate i poeti, non solo napoletani, ma lombardi e toscani di quel tempo, trovate una nuova maniera sostituita alla antica. Prima tutto era mitologia, ora c'č castelli e conventi, ed in Calabria antri de' briganti invece dei castelli, poi i Gesú, le Marie, gli angioli, e poi le fanciulle festanti, la giovani tisiche, le morti rassegnate, le Ildegonde in delirio, e il delitto che spesso finisce colla rassegnazione della morte cristiana.
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