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      Se la lotta si fosse ingaggiata su questo terreno, immaginate che vita avremmo avuta, che letteratura. Movimento cosí fatto si trova in Germania dove era riscossa contro i francesi, si trova anche in Francia dove se non religioso, era politico; in Italia era puramente letterario.
      Quando vediamo in pochi anni gli stranieri cacciati tornare e tornare i Borboni e gli altri tirannelli, domandiamo: perché tanta catastrofe? Lo spirito era dunque mutato? La coltura era cangiata? No, da un canto c'era sempre la moltitudine ignorante, dall'altro la gente colta che aveva ancora il suo credo in Parini, in Alfieri, in Foscolo. Qui era solo il contraccolpo di ciò che avveniva fuori d'Italia, e lá si formava quel contenuto che trovò sí grande espressione artistica in Alessandro Manzoni. Un contenuto semplicemente letterario finisce nella vuota arte e nella vuota letteratura: dal quattrocento alla metá del secolo scorso la letteratura nostra fu solo arte e forma e finí nella musica: lo stesso fenomeno si verificò nel ricorso degli ultimi trent'anni. E vi dirò una parola severa ma precisa, che compendia tutto ciò che vi ho detto: la letteratura italiana diventò un'Arcadia con licenza de' superiori.
      Questa fu la sorte del contenuto manzoniano come arte.
      E quale sorte ebbe come critica? Perché non fu solo arte, ma critica, filosofia, storia e sarebbe monca rappresentazione guardarlo solo come arte.
      Manzoni non ha scritto trattati di critica, né ha fatto applicazioni critiche con fini speciali: ha trattato di critica per incidente nella polemica co' suoi contraddittori e ne' discorsi storici.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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