Il bello non č questo o quell'elemento che entra nella sua composizione, ci dev'essere una forma in cui tutti gli elementi s'incorporino. Ora, il Tommaseo ha decomposto il bello, ha eliminato ciň che č proprio di esso, ed ha lasciato intatti gl'ingredienti. Č come se pigliaste un corpo e lo notomizzaste; trovate nervi, tessuti, ossa, ma non potete trovar la vita: il mistero č appunto la vita.
Il bello pel Tommaseo č unione di molti veri in un concetto. Se č concetto, č filosofia; se unitá, tutto č unitá in questo mondo, meccanica, matematica, filosofia, politica, ecc. L'importante č spiegare perché quest'unitá č chiamata bello, sublime, ideale. Qui č il difetto del Tommaseo. La sua dottrina rimane lavoro puramente personale; forse io sono stato il primo che se ne occupasse. Le regole critiche di Manzoni non sono incorporate col suo mondo poetico, sí che morto quel contenuto, anch'esse debbano morire. Sono cavate dalla natura, da quella natura da cui Orazio ed Aristotile trassero le loro, e perciň hanno quel carattere universale che deve avere la critica, sí che possa applicarsi ad ogni contenuto, ad ogni forma.
Senza dubbio, se dovessimo esaminare santa Caterina da Siena e gli scrittori ascetici del trecento e volessimo trovare un criterio adatto, prenderemmo quello del Tommaseo che sarebbe giusto in quel caso, e diremmo con lui che quegli scritti sono animati da sentimento religioso, non da sentimento estetico, tanto che per quegli scrittori la poesia era la brutta realtá. La poesia č alterazione della veritá storica, e il Tommaseo la chiama menzogna e finzione colpevole, come i trecentisti la chiamavano figlia del Diavolo.
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