Pure nella storia, che chiamiamo metafisica per distinguerla, c'č un certo spirito di conciliazione che non potete chiamare piú reazione. Č veduta molto dall'alto, cosí alto che vi trova luogo il mondo orientale e il mondo pagano e il mondo cristiano, tutti gli elementi vi sono conservati, allargati: č come una sistematica comprensione di tutto lo scibile, sistema che poi fu chiamato eclettismo.
Quando Cesare Cantú riprese i suoi studii storici, la storia si trovava a questo punto che ho detto di crisi. Il Guizot aveva scritto la Storia della civiltá, il Villemain il suo Corso di letteratura, Cousin il trattato Del vero, del bello e del buono. In tutti questi scritti e in altri simili sentite un'imparzialitá per cui si dá al cristianesimo quel che gli tocca senza menomare l'importanza di altri elementi della storia. A quest'ordine di idee si riattacca Manzoni.
Una grande idea traversň allora l'immaginazione giovanile del Cantú, tentare la storia universale. Non una storia politica; ma narrare tutta la vita di tutte le nazioni, vita politica, religiosa, morale, intellettuale, economica. L'idea deve spaventare, č lavoro cui non bastano tre vite d'uomini. Pure fu accolta da un editore e, parte la facile penna del Cantú, parte le premure dell'editore, il lavoro fu compiuto in tempo abbastanza breve.
Ebbe molte edizioni, fu tradotta in francese, non mancň quella che si chiama la claque dei giornalisti, elogi de' giornali francesi, tedeschi ed italiani, ed anche ciň che contribuisce molto alla voga de' libri, critiche violente.
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