Democrazia, libertá, eguaglianza, fratellanza - egli dice - tutto questo è nel Vangelo. Se considerate il cattolicesimo, non come principio, immobile, ma come principio che cammina, lá trovate il mondo moderno. A questo principio che egli crede compreso nell'idea cristiana, Manzoni dá spirito e forma moderna, e cosí si tiene in un certo equilibrio, sí che non entra mai nel vivo del presente, nelle questioni religiose e politiche. Chiuso nel passato, quando la sua anima di sincero patriota è scossa dal movimento italiano, concepisce una canzone in occasione del proclama di Rimini fatto da Gioacchino, compone un'altra bella canzone nel 1821; ma questi lavori rimangono ignoti finché le cose non mutano aspetto, e il suo spirito rimane sempre chiuso in sé e contemplativo.
Mi ha fatto molto ridere il vedere in una strenna del 57 o del 58 elogi di Ferdinando II, imprecazioni contro le aspirazioni a libertá, e poi, in altra strenna del 60, canzoni a Garibaldi, alla libertá, all'Italia composte da' medesimi autori. Ciò vi mostra quanto fosse arcadica quella letteratura. Ma quel che ammiro sempre nell'armonica figura che si chiama Alessandro Manzoni, è il rimanere nella posizione presa una volta. Egli, che non si sentiva capace di azione e si tenne chiuso nel suo gabinetto, venuto il 60 mantenne quella posizione, ed ora lo trovate qual era prima per la natura del suo ingegno e del suo carattere.
Quando Cantú prende a scrivere la Storia universale, non può rimanere nell'astratto; non si tratta di opera letteraria, deve toccare questioni importanti e vive, ed a ciascuna di esse, rompendo l'equilibrio di Manzoni, applicare i principii del contenuto della sua scuola.
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