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      Ma ecco come ne parla:
      «Il Sarpi ci č dipinto come uomo integerrimo, dato allo studio ed a raccogliere da ogni parte, ma per poi pensare a modo proprio».
      Il gran delitto del Sarpi č in quel ma poi; ed anche in quel ci č dipinto, invece del semplice era, appare il mal volere dello scrittore.
      Carlo V strozzň la Repubblica fiorentina, per lui l'Italia perde ogni libertá ed indipendenza. Lo storico non č di questa opinione e cita queste parole di Schlegel, capo della reazione germanica: «A Carlo V l'Italia va debitrice del felice riposo di cui godette nei tempi seguíti». Tutto questo mostra a sufficienza qual'č la posizione del Cantú: la sua opera č contenuto reazionario abbellito da frasi e parole moderne.
      Dopo scritta la Storia Universale, egli ne fece come un arsenale da cui ha cavato tutti gli altri suoi lavori; arsenale immenso da cui uscirono la Storia d'Italia, la Storia de' cento anni, le illustrazioni ai Promessi sposi, Parini e il suo secolo, la Storia della letteratura italiana, ecc. - Quando c'č un lavoro di grandi proporzioni, la scuola dell'autore se ne impadronisce e chi ne svolge una parte, chi un'altra. Il Cantú č stato egli stesso la sua scuola, ha pigliato questa o quella parte della sua Storia e ne ha fatto lavori d'altro genere.
      Questo perň ci deve rendere tristi. Non possiamo immaginare che quel cervello si fosse inaridito sí da non poter fare altro che ripetere e stracciare sé stesso. Č accaduto anche ad altri, né solo in Italia; ma piú qui che altrove, per la pessima condizione in cui si trovano le lettere.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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