E dopo tutto questo potete dire che Tasso non valga nulla?
È inutile ch'io vi dica ove giace Nocco, che cosa manchi a Cesare Cantú e gli tolga ogni autoritá come storico e come critico. Scrive di storia e gli manca il senso della storia, scrive di arte e non ha senso artistico. Non ha nel primo caso il senso del positivo, del reale, quel guardare fatti ed uomini non attraverso lo spirito proprio, il proprio cervello; ma in sé stessi, nell'ambiente che li circondò. Dovrebbe cercare soltanto l'intelligenza e la spiegazione dei fatti, non giudicarli a suo modo. Por da banda ogni preconcetto che nella storia è profanazione, non discostarsi dalla cosa effettuale, come diceva Machiavelli, ecco il senso storico. E per questo lato, egli che odia tanto Voltaire ed il secolo XVIII, ricalca quelle orme con altra bandiera.
D'altra parte, come v'ho piú volte spiegato, che un contenuto sia serio o no, morale o immorale, non ha nulla a fare con l'arte, la quale è superiore a tutto questo come produzione della fantasia. La natura produce tante forme svariate, e com'essa, la fantasia produce tante forme, né si ha diritto di cacciarne via nessuna dal regno dell'arte. Quando separate la forma dal contenuto e di quella vi occupate solo come di parte tecnica, e guardate il contenuto in sé, voi spezzate la vita invece di concepirla nella sua unitá.
Il Cantú ha avuto amari disinganni. Nel 48 si fece oltrepassare dal movimento nazionale, al 60 credeva che tutto dovesse finire con una luogotenenza di quel Massimiliano d'Austria che ebbe morte trista nel Messico, e, quando la rivoluzione si avvicinava, egli era intorno a quell'arciduca cercando tirare dal male della dominazione austriaca qualche bene pel suo paese.
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