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      Ciò mi rimase impresso e, quando fui piú grandicello, andando a comperare qualche cosa, dicevo: bada di non pagare troppo caro lo zufolino, - e risparmiava. Quando fui adulto e conobbi la societá e cominciai a giudicare delle azioni umane, trovai che anche gli uomini fatti pagano caro lo zufolino. Di colui che si fa tirare dall'ambizione, e per fare l'arruffone lascia le faccende di casa sua, dico: paga caro il suo zufolino. L'avaro che rinunzia agli allettamenti della vita per guardare il denaro; colui che per far godere la carne rinunzia ai piaceri dell'intelligenza; colui che per vesti e mode fa debiti e rovina la famiglia - e cosí di seguito - tutti costoro mi fanno dire: povera gente! comprano pene invece di felicitá, pagano troppo caro lo zufolino. Onde avviene che la piú parte delle sventure umane nasce da questo, che gli uomini non sanno stimare bene le cose che vogliono e pagano troppo caro lo zufolino - .
      Qui l'idea madre non rimane campata in aria, la sentite muoversi nel racconto. Vedete come a poco a poco si sviluppa nella fanciullezza, nella gioventú, nell'etá adulta, poi a poco a poco nella societá, finché all'ultimo si presenta come risultato di tutto quel che precede.
      Vediamo ora il Cantú. Vuole sviluppare una idea giá abbastanza conosciuta: l'ozio è padre dei vizii; ed ecco come:
     
      «Chi sposa l'infingardaggine (invece di dire chi è ozioso, crede fare maggiore impressione mettendoci l'idea di sposare e di figliare), prende con essa cinque figliuoli che non la lasciano mai: giuoco, intemperanza, curiositá, indiscrezione, maldicenza».


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





Cantú