Su tutto quell'edifizio č un tentativo metafisico, una formola: - astraete dall'individuo, rimane la specie; astraete dalla specie, rimane il genere; astraete dal genere, rimane l'essere.
E questo puň essere non necessario; bisogna andare fino alla necessitá, alla possibilitá, o, come si diceva, all'idea dell'essere. Č qui che Rosmini crede trovare il primo filosofico, nell'idea dell'essere e nell'essere possibile.
Vi trovate in un campo astratto: essere č una forma del nostro spirito senza esistenza al di fuori, come dall'astratto si salta alla vita, all'esistente di Gioberti? Hegel gitta lí in mezzo il divenire, Gioberti il creare, Rosmini rimane fortificato all'essere, la sua ideologia č un tessuto di proposizioni logiche senza corrispondenza nella realtá.
Vi dirň una mia impressione. Quando leggo Rosmini, mi pare sia un successore immediato degli scolastici e filosofi del secolo XVI. Per lui č come non fossero stati i due secoli posteriori, tanto č vicino nel formare argomenti e deduzioni, al modo di filosofare scolastico.
Il libro del Rosmini nella parte letteraria - cosí importante per l'efficacia che dá alla dottrina - puň considerarsi di poco utile o di poco male, secondo le opinioni, non mai efficace. Due qualitá ne rendono difficile ed ingrata la lettura: č secco ed acuto al tempo stesso, cosí acuto che tiene il cervello in continua tensione per seguire le sottili fila della sua logica, tanto secco che non dá tregua e riposo da ristorare le forze intellettuali. Non potete seguirne la lettura a lungo, senza stanchezza.
| |
Rosmini Gioberti Gioberti Rosmini Rosmini Rosmini
|