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      Per questa destra Rosmini è un eretico, un rivoluzionario.
      E c'è una sinistra. Queste idee che vengono da Dante, son passate per Campanella e fino ai nostri giorni hanno avuto rappresentanti, sono state fecondate da altri con intenzioni piú larghe, in condizioni piú libere di quella di Rosmini. La sinistra è Lamennais, e fino a un certo punto Gioberti, quelli che vogliono una Chiesa come la primitiva, la democrazia non come istrumento atto a rialzare e riafforzare la oligarchia, anzi a demolire la parte gerarchica superiore, ad avvicinare la chiesa al popolo: sicché il personaggio piú eminente per questa sinistra, non è il papa, non i cardinali o i vescovi ma le bon curé de' francesi, il parroco del villaggio, tanto vicino al popolo. Sostituire il parroco al vescovo desterebbe l'indignazione in Rosmini che chiamerebbe ciò riforma protestante. Una Chiesa cosí fatta s'è costituita a Ginevra sotto il nome di vecchi cattolici dov'è anche il padre Giacinto; in Prussia si vagheggia questa idea pur col rimanere nel cattolicismo, in Italia alcuni lavorano per quest'indirizzo di rendere democratica la parte superiore, di rialzare e afforzare il popolo nelle istituzioni ecclesiastiche.
      Se Rosmini avesse potuto supporre che dal suo libro si sarebbero raccolti simili consigli, si avrebbe fatta la croce. Egli voleva rafforzare l'oligarchia - anche nella societá civile. Nel 48 sorsero statuti da ogni parte, egli volle opporsi alle imitazioni dello statuto francese che avrebbero menato alla demagogia, e scrisse un progetto di costituzione, secondo cui la democrazia dovrebbe servire a meglio costituire l'oligarchia.


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La letteratura italiana nel secolo XIX
(Volume Secondo) La scuola liberale e la scuola democratica
di Francesco De Sanctis
pagine 590

   





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