Segue l'applicazione, e qui si vede subito il piemontese. Un uomo invasato da quelle idee, che avesse creduto trovare qualche cosa di nuovo, un vero filosofo, avrebbe cercato di stabilire la nuova dottrina, diffonderla. E qui parliamoci chiaro: vi ho mostrato che la filosofia giobertiana in gran parte è eco della filosofia europea: ed il nuovo elemento ch'egli crede avere scoperto è il primo versetto della Genesi: Deus creavit coelum et terram.
Egli dunque tenne nascosta la parte teorica, pubblicata poi come opera postuma, la Protologia. Invece patriota ardito, uomo politico, piemontese, esule, legato a tutta l'effervescenza d'idee in Italia e fuori, pubblicò il Primato, dove la parte filosofica è appena adombrata, e tutto è rivolto all'applicazione, al modo di ricostituire il primato italiano.
Nella ricostituzione del primato italiano, Gioberti distingue due epoche; chiamando la prima Risorgimento, la seconda Rinnovamento. Base della prima è un metodo per cui l'Italia deve uscire dallo stato di servitú; della seconda un metodo per cui l'Italia, liberata, deve rinnovare sé stessa nello spirito, nelle istituzioni, nell'industria, e via di seguito. - La prima parte dell'opera, il Risorgimento, fu pubblicata nel 1842, la seconda quando, fallita l'impresa italiana nel 1848, Gioberti andò a Parigi, e lá continuò a lavorare, meditando i modi di rinnovare ii tentativo.
Il Risorgimento ebbe immenso successo in Italia. Non cosí il Rinnovamento, scritto con animo adirato contro il Piemonte che l'autore accusava di tradimento, contro i principi che non avevan secondato l'impresa, contro il papa al quale rimproverava aver disertato la causa italiana: le speranze di libertá erano lontane, l'ingegno di Gioberti era quasi esaurito, il libro non ebbe lo splendore e il calore del Risorgimento.
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